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Wednesday, September 16, 2009
UNA VICENDA TERRESTRE
UNA VICENDA TERRESTRE
NON – LIBRO
raccontata
da un anonimo cervello
Del xx secolo
Capitolo primo
Le cose stanno cosi: sempre il maschio guardo con desiderio le femina.
Scordo la propria per conquistare le altre.
Penso forse cosi di essere piu forte e che tutto il mondo fosse ai suoi piedi.
Questo pensiero istintuale e il fondamento delle relazioni interpersonali.
Molto animalesca e la logica del sentimento del possesso.
Conoscere e vedere cogli occhi, e dopo toccare da vicino il corpo
di un’altra persona. Il primo atto percepisce lo spirito, il secondo il corpo nella sua totalita.
Se dice che l’occhio e lo specchio dell’animo. E vero, in quanto proprio quell prolungamento diretto delle fibre nervosa celebrali che si chiama ‘occhio”.
Tutte le considerazione filosofiche, religiose e morali sono prodotte da un
Meccanismo complesso e sofisticato che e il computer-cervello.
Questo non-libro e stato prodotto appunto da un cervello del xx secolo che ebbe
l’avventura di visitare il pianeta Terra.
Il visitatore del pianeta Terra incontro per caso una donna brasiliana, nella citta di Roma, in piazza San Silvestro, all’interno dell’edificio adigbito a Posta Centrale.
Almerinda, con molte lettere e cartoline da imbucare, gli domando de il Codice
di avviamento Postale, era esatto.
Il visitatore, de lato, l’aiuto a consultare il volumetto dei codici, e senza prestarle molta attenzione le disse di si.
Era abituato come gli animali a precepire le donne collocandosi molto prossimo a loro: l’odore non ingannava il visitatore: sapeva cosi con chi aveva a che fare.
Trovo l’odore interessante e ne approfitto per fissure un appuntamento. Nulla sapeva di cio che sarebbe accaduto in futuro. La percezione del visitatore era antica, primitive, di solito non lo ingannaba. Gia era stato acculturate abbastanza dale varie scienze del pianeta, ma il suo cervelle, molto evoluto, spesso si affidava all’ istinto, per avere la certezza di percepire le cose senza frapposizioni culturali, nel modo piu naturale possible.
Ricordava sempre molto chiaramente I lidi di luce da cui era venuto e il pianeta Terra gli appariva barbaro, senza giustizia e unita: tutti contro tutti, a mentire, a parlare per nascondere menzogne e i cosiddetti intellettuali a scrivere per sostenere la grande macchina del condizionamento collettivo: quella della carta stampata, della radio, del cinema e della televisione.
Nel pianeta dell’Avere non c’era posto per essere: o si era posseduti o si possedeva. E la lotta, senza esclusione di colpi, avveniva a vari livelli. Da quello personale, a quello sociale, a quello interstatale: violenza di ogni tipo. E poi tante parole di umanitarismo: quasi a giustificare, agli occhi di non so chi, che in fondo erano buoni.
Lui, per prenderla, si presento con la sua vecchia Bat-auto: una Simca Craysler GT di 1500 cc, gilallo churry, comprata in Friuli: una regione del nord d’Italia, tormentata dalla nebbia e dalla pioggia.
-Il colore e appariscente, ma c’e una ragione: e piu visibile di notte, perche al nord, dove ho lavorato, la nebbia e molto frequente, talvolta non si vede neppure la macchina che ti precede di pochi metri.-
Si vedeva dallo sguardo che Almerinda non aveva gradito il colore e l’aspetto esteriore dell’auto, molto malridotta e sudicia.
Si intuiva che era abituata a giudicare lo status sociale delle persone e che forse aveva lasciato il Brasile, tormentato da una cronica inflazione, per trovare un modesto impiego in un paese considerato ricco.
Almerinda pero corresse subito l’impressione negative che poteva avere suscitato nello straniero dicendo: - Io avevo un Fusca Bianco, e la facevo lavare spesso. L’ho venduta prima di partire, per comprare un appartamento.-
Si capiva delle parole che voleva rimarcare che non era proprio una poveraccia.
Il visitatore rispose: - Certo non e un Ferrari, ma il motore e nuovo. E stato rifatto da poco. Una mia amica, a cui avevo prestato l’auto, ha fuso. Ma mi ha ridato gran parte dei soldi. –
La conversazione scivolava piatta, ordinaria. Tutto come da copione.
Il visitatore volle subito precisare alcuni aspetti della sua personalita, non accettava I’idea di essere giudicato cosi semplicemente:- Io penso che a’auto sia soltanto un mezzo di locomozione. Non possiamo esserne schiavi. A Roma il traffico e un casino, la gente lotta per cercare un parcheggio. Tutte le machine sono ammaccate. E poi chi mi vuole, me accetta con la mia auto. Trovo divertente e provocante esibire in faccia agli altri il mio anticonformismo.-
Il visitatore, per l’occasione, aveva comprato un dizionarietto tascabile italiano-portoghese e viceversa ed ogni tanto lo usavano per chiarire qualche parola o concetto importante. Per ironia della sorte anche Almerinda ne aveva uno eguale in borsa e cosi si misero a ridere sulla coincidenza. Comunque lei si faceva intender abbastanza, anche se la pronuncia era pessima, ma in fondo piacevole e divertente.
- Per caso hai avuto un incidente da poco?-
- No – rispose il visitatore – e cosi da anni. Carrozzeria ammaccata, da sfascio, da
Battaglia quotidiana. Questa auto fa paura: allo stop si fermano tutti. Rispettano l’anzianita; e un bisonte che pesa oltre 1000 kili. Un mio allievo, molto ironicamente, l’ha soprannominta la Bat-Auto. Epiteto azzeccato. E un segno di distintinzione ripeto in mezzo a tanta mediocrita.-
Cosi continuarano a parlare di veicoli, facendo raffronti tra l’Italia e il Brasile, per approdare a Villa Borghese: uno dei grandi parchi arborizzati della citta, un tempo residenza dei principi, adesso giardino pubblico che ospitava coppiette in amore, guardoni, travestiti, poliziotti a cavallo, venditori ambullanti, bambini in bicicletta, zitelle con cani, sportive amanti della corsa, studenti che avevano marinato la scuola per prendere un poco di aria pulita, barboni, ogni altro tipo umano possible, il tradizionale palchetto dei burattini, il Giardino del Lago, L’Orologio antico funzionante ad aqua e il Galoppatoio, per finire col tempietto del Raffaello. Tutte cose note al visitatore, che per l’occasione si sforzo di essere un buon Cicerone.
Avendo trascorso a Roma gran parte della sua vita, per esservi nato, era molto legato a quel parco che ben conosceva in ogni angolo, e percorso in ogni viale. Rammentava le panchine dove aveva dato e ricevuto i primi baci e ricordava il viso impassibile delle
Tuesday, September 8, 2009
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